L'Ospedale S.Bortolo di Vicenza è protagonista del primo studio Made in Italy a livello europeo per sperimentare l'utilizzo delle cellule mesenchimali come arma anti-Covid. Finora, in questo campo, esistono poche esperienze nel mondo, tra cui una ricerca fatta a Wuhan, epicentro iniziale della pandemia, ma il successo è stato del 90% dei casi.
Da questi studi sono partiti il primario di ematologia del San Bortolo Marco Ruggeri e il direttore del laboratorio di terapie cellulari dell’Ulss Giuseppe Astori, con il proposito di lanciare da Vicenza un progetto a gittata nazionale che unisce, in joint venture con Verona, altri centri specializzati di 4 regioni.
Fra il San Bortolo e l'Ospedale Borgo Roma verranno selezionati alcuni pazienti ai quali iniettare nella fase 1 dell’esperimento l’iniezione cellulare. Obiettivo, contrastare la "tempesta citochinica", ovvero la violenta risposta immunitaria indotta dal Covid che può provocare danni irreversibili ai polmoni. Le cellule mesenchimali, usate per l'esperimento, producono infatti considerevoli fattori antinfiammatori.
Saranno somministrate sotto la sorveglianza, a Vicenza, di Francesca Elice ematologa del team dei trapianti di midollo osseo, e di Monica Santimaria, radiofarmacista di medicina nucleare. Questo speciale team vicentino sarà l’unico del Triveneto e fra i 10 eccellenti d’Italia, a fornire le cellule mesenchimali estratte dai cordoni ombelicali donati dalle partorienti delle ostetricie di Arzignano e Vicenza, e validati dalla medicina trasfusionale del San Bortolo. Dopo questa prima sperimentazione si effettueranno le fasi 2 e 3 dello studio autorizzato da Aifa per verificare, oltre alla sicurezza, se il trattamento possa essere risolutivo.
Fondazione San Bortolo non poteva che essere in prima fila a sostegno del progetto e ancora una volta, dunque, a fianco della sanità pubblica berica. Assieme all'associazione Avill, saranno messi a disposizione del progetto circa 200 mila euro.
Il progetto "Si può fare di più contro l'Epilessia", lanciato da Fondazione San Bortolo Onlus, nasce raccogliendo le istanze della Divisione di Neurochirurgia dell'Ospedale di Vicenza, impossibilitata a proseguire negli interventi per sopraggiunte incompatibilità finanziarie da parte degli enti superiori (Regione e Ministero). Si tratta infatti di interventi finora eseguiti noleggiando esternamente una speciale apparecchiatura laser, unica al mondo, conosciuta come "Visualase®", con aggravio di costi dovuti oltre che al suo trasporto, anche alla trasferta del personale specialistico preposto alla sua gestione.
IL PROBLEMA
L'epilessia è una grave patologia neurologica che colpisce In Italia circa 500.000 persone. Nel solo Veneto i casi sono 40.000. L'incidenza nazionale dell'epilessia in Italia è di circa di 30.000 nuovi casi all'anno. Del totale dei pazienti, il 25% non risponde alla terapia farmacologica, per cui è necessario procedere con alcune cure palliative, con la chirurgia resettiva o, nei casi più complessi, con la termoasportazione,mediante laser, per le aree non raggiungibili con la microchirurgia.
LA SOLUZIONE Con l'aiuto dell'equipe medica, abbiamo approfondito il problema rilevando che invece di utilizzare la modalità di noleggio, con gli aggravi evidenziati, l'acquisto diretto dell'apparecchiatura, con il contemporaneo acquisto di un ragionevole numero di cateteri da applicare sui pazienti, avrebbe dimezzato i costi di ogni intervento e ne avrebbe garantito la ripresa. Con il supporto dei nostri donatori ci siamo quindi proposti di superare le difficoltà del sistema della Sanità pubblica.
CARATTERISTICHE DEL SISTEMA
Il sistema è costituito da un laser diodo semiconduttore (lunghezza centrale 980 nm classe IV) che utilizza una fonte connessa ad una fibra posizionata in un catetere di 2,5 mm di diametro a sua volta inserito nel contesto del cervello. Attraverso il posizionamento di questi cateteri laser è possibile distruggere con la erogazione del calore lesioni patologiche di diversa natura.
L’utilizzo di questa apparecchiatura prevede due fasi di cui una intraoperatoria per il posizionamento del catetere intracerebrale ed una in sala di risonanza per il controllo in tempo reale attraverso le immagini di risonanza del volume della area lesionale e della temperatura raggiunta. In questo modo si monitorizza l’avanzamento della procedura con estrema sicurezza per il paziente.
Il sistema ha trovato maggiore uso in America dove è stata approvato nel 2008 ,tra i numerosi centri americani ricordiamo San Francisco Phoenix Miami Atlanta New York. In America sono stati trattati fino ad oggi 5200 casi in 150 ospedali. In Europa il sistema laser Visualase è stato approvato nel 2018 e sono stati eseguiti 150 interventi in 25 centri, come Magdeburg e Bonn (Germania), Barcellona (Spagna) , Harley Street e Great Ormond Street Londra (UK), Amiens Picardie (Francia ), Losanna, Zurigo e Lugano (Svizzera), Stoccolma (Svezia), Lisbona e Porto (Portogallo), Leuven (Belgio).
In Italia sono stati eseguiti 25 interventi (20 tumori e cinque epilessie di cui 4 pazienti pediatrici ed un adulto). Quest’ ultimo è stato trattato presso l’ ospedale di Arzignano nella AULSS8 Berica di Vicenza nel gennaio 2021. Altri centri italiani in cui sono state eseguite procedure laser sono: Besta (Milano), Santobono (Napoli), Meyer (Firenze), Gaslini (Genova), Ospedali riuniti (Ancona).
CAMPI DI APPLICAZIONE
L’ utilizzo del laser è previsto per il trattamento delle seguenti patologie:
Epilessie farmacoresistenti dovute a focolai non operabili in modo tradizionale per sede pericolosa o inaccessibile. Presso la neurochirurgia dell'Ospedale di Vicenza è attivo da due anni il centro per il trattamento chirurgico delle epilessie farmacoresistenti. Sono stati già operati 25 pazienti, uno trattato con Visualase ed altri cinque pazienti epilettici sono in attesa del trattamento. Questo per sottolineare l’ importanza dell'apparecchiatura.
Tumori intracerebrali primitivi e metastatici piccoli e profondi nel cervello non raggiungibili con la microneurochirurgia tradizionale. E’ intuitivo immaginare quanto siano frequenti le lesioni piccole e profonde cerebrali tumorali e l’applicazione del Visualase apre un ampio ventaglio di possibilità terapeutiche per malati altrimenti non curati.
Nella nostra ULSS 8 viene data assistenza a circa 3.800 ospiti nelle R.S.A. e a 12.000 anziani o disabili sostanzialmente non autosufficienti. Tra i tanti servizi svolti c’è anche quello delle radiografie necessarie nel momento in cui si manifestano stati febbrili, sospetti di fratture o altre patologie. Il paziente non trasportabile dai parenti od ospitato nelle RSA viene prelevato da un’ambulanza negli Istituti o a domicilio in casi gravi, condotto in uno degli ospedali e ricondotto a fine esame. I casi annui sono circa 3.000 ed il numero aumenta di giorno in giorno per la presenza del problema Covid-19.
La Direzione dei servizi socio sanitari ha ricuperato un progetto mai attuato, probabilmente per vincoli tecnologici od altro, ed ha individuato un sistema, facilmente trasportabile da un solo tecnico radiologo in grado di eseguire la radiografia in residenza con i seguenti vantaggi:
Riduzione del costo di trasferimento, che avviene oggi con ambulanza e due operatori
Trasmissione in tempo reale via web dell’esame al radiologo e relativa archiviazione elettronica.
RIDUZIONE TOTALE DEL DISAGIO SUBITO DAL PAZIENTE (pensiamo alla sua preparazione, all’attesa in reparto ed al rientro in qualsiasi condizione ambientale) e del RISCHIO DI CONTAGI
L’apparecchiatura ha un costo nell’ordine degli 80.000 euro e ne servirebbero due per poter assicurare un sufficiente servizio ad un territorio che va da Valdagno a Noventa Vicentina.
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